A cura dell’insegnante Elisabetta Onori
La condizione di vacuità, śûnya-tâ, è l’inizio e insieme il punto d’arrivo della pratica.
Questo concetto assai complesso, si ricollega all’ultimo dei 5 elementi, bûtha, che costituiscono la materia, l’etere, l’ Âkâśa, l’elemento più sottile dopo, nell’ordine: la Terra – prithvi-, l’acqua –ap o jala-, il fuoco – tejas– e l’aria –vâyu. L’etere, l’ Âkâśa, è «spazio universale che pervade l’intero universo»* attraverso cui il suono, sua energia sottile originaria, si propaga.
Partendo sempre dalla preparazione, breve o completa, iniziamo con maggiore consapevolezza dallo e dello “svuotamento”. Segue una sequenza dinamica che armonizza il gesto sul respiro (e non viceversa!), passando dalla posizione in ginocchio, al gatto, mârjârâsana al cane che si stira/delfino, adho mukhâsana e ritorno. Invitando all’auto-osservazione, allo scarico a terra e alla percezione della colonna, abbiamo praticato dapprima in maniera dinamica satyeshikâsana per poi assumerla in modo statico: aumentando via via la consapevolezza corporea della colonna alla ricerca della rettitudine e della veracità (satya, appunto). In seguito abbiamo preso coscienza, attraverso il respiro, dello spazio interno dell’addome nella posizione delle spalle , kamdharâsana; dello spazio interno di addome, petto e gola nel pesce , matyâsana. Ci siamo poi “richiuse/i” nel feto stretto karnapîda supta garbhâsana. Assunta per concludere una comoda posizione seduta (anche usando supporti, sedendosi su una sedia o appoggiandosi alla parete, abbiamo ripercorso gli spazi interni, associandoli all’espirazione ai suoni esterni che compongono l’OM. Dopo una serie di ripetizioni dell’ OM si resta a piacimento nella posizione seduta o in shavâsana per assaporare il Silenzio che segue il suono.
*dal Glossario Sanscrito, a cura del Gruppo Kevala, Roma : Paideia, 2011.
Pratica
Pratica di Yoga Nidra, il profondo rilassamento yogico, dedicata al suono sacro OM vissuto internamente.