A cura dell’insegnante Elisabetta Onori.

La preparazione è forse l’aspetto più distintivo degli insegnamenti appresi dai miei insegnanti Claudio Conte e Patrick Tomatis. Tomatis è stato allievo diretto di Neil Hahoutoff, una delle figure più autorevoli dello Yoga in Europa fin dall’arrivo della disciplina nel nostro continente. Egli ha studiato e rielaborato le tecniche yogiche trasmessegli tra il 1925 e il 1935 dal suo insegnante indiano Hiran Moy Chandra Gosh.

La preparazione è il momento iniziale, introduttivo alla pratica vera e propria che permetta di mobilitare al meglio la colonna, entrare in contatto con la respirazione e stimolare con essa l’autosservazione e l’attenzione profonda, aspetti fondamentali per una pratica consapevole di âsana.

Dopo un momento di rilassamento in shavâsana, si procede con l’espirazione profonda alla ricerca di shunya, lo stato di vuoto -polmonare e auspicabilmente mentale-, punto di partenza e altresì punto di arrivo della pratica. Si procede poi al risveglio respiratorio (Buddhi Mudra Prânâyâma), in seguito ai saluti seduti, per passare così alle ginocchia al petto (pawanmuktâsana), seguita dal bambino felice (ananda balâsana), per concludere con una sorta di versione dinamica della torsione dello stomaco (jathara parivartâsana).

Fornisco qui due opzioni: la preparazione completa e una preparazione breve o ridotta, scegliete in base alla vostra disponibilità di tempo ed energie.

Preparazione completa
Preparazione breve

 

In questa pratica abbiamo continuato a lavorare sull’attivazione del “fuoco gastrico” con l’intento di “digerire” la situazione che stiamo vivendo, assimilando i lati positivi e riducendo le insidie (ansia e paura) che rischiano di intossicarci.

Dopo Agnisar Krya da in piedi, abbiamo allungato la colonna con la palma sollevata (hasta uttâna utthita tâdâsana), iniziato a stimolare i visceri nella posizione laterale della Lepre (pârsvatâna shashankâsana) che abbiamo intervallato con lo stiramento allungamento delle gambe per prendere la sentinella (catush pâdâsana) -tra i due lati- e il delfino /cane che si stira (adho mukhâsana) al termine. Dopo l’ascolto abbiamo continuato realizzando jânushirâsana eseguendola senza sforzo, ma lasciandoci assorbire dal respiro. A scelta se concludere qui o sperimentare prima del rilassamento bastrika prânâyâma.

Pratica